:-D

sabato 1 novembre 2014

La voce della Luna


Per forza vuoi trovare un santo. Non ce ne stanno, e nemmeno diavoli. Ci sono le persone che fanno qualche mossa buona e una quantità di cattive. Per farne una buona ogni momento è giusto, ma per farne una cattiva ci vogliono le occasioni, le comodità. La guerra è la migliore occasione per fare le fetenzie. Dà il permesso. Per una buona mossa invece, non ci vuole nessun permesso. (p. 9, Erri De Luca)


Oggi mi é preso di mettere in ordine, quelle cose noiose che non si ha tempo di mettere in ordine: la scatola delle spezie, il cassetto degli occhiali, il cestino dei trucchi. 

E butto la scatola che mi aveva regalato Puwia, il principe dalla faccia tonda come la Luna, che era intrappolato a Roma da anni senza documenti e per questo non aveva potuto finire l'Università cominciata in Inghilterra, attraversando la Manica, a rischio della vita, e altri mari e altri morti. 


Come si ricorda qualche anima gentile, Puwia lo avevo incontrato cercando di tirare fuori dal caos e dalla strada 4 ragazzini, arrivati a piedi qui, non riuscendoci che in piccola parte. Dei ragazzini non vi racconto più niente, perché la loro vita non é la favola che voi vi pensate che sia, e alla quale avete diritto.

Di Puwia non so più niente, tranne che é riuscito a scappare dalla nostra trappola. Ho tenuto questa scatola (c'è scritto Happy Christimas, sopra) per sei anni, con dentro dei fili, gli schotch, e pensando sempre. Nel resto del tempo ho continuato a parlare con voi, non sempre riuscendoci, perché questo é il mio lavoro, far girare le storie, raccontarle, unire i puntini, sperare che da un seme cresca un albero, per fare un tavolo.

La scatola di Puwia non é la cosa cosa che ho tenuto a casa in questi anni, c'è anche il faldone dei documenti, il pigiama e lo spazzolino, le buste di giacche, e mille altre piccole cose ingombranti. Le cose imparate che non avevo alcuna voglia di imparare, le persone trovate, quelle perdute, quelle che ho mandato a vanfulo, quelle che mi odiano, e ognuno di voi che mi ha scritto, ognuno di voi che ha aiutato i ragazzi - questi, altri, qui o altrove - ed i libri letti con gioia, i dossier del Ministero degli Interni con gelo, ed il ricordo di questo gesto umile: incartare una scatola di scarpe con la carta a righe, in un giorno d'inverno, e ricevere un regalo buffissimo davanti ad un thè, con un ragazzo che non vedrò mai più, che aveva la faccia antica e la voce della Luna.

Penso che se un giorno Puwia mi scrivesse due righe su Facebook mi verrebbe quella commozione che sempre mi viene davanti a questa vita fragile, e questo universo pieno di mistero, e questi puntini che ci uniscono: in questo viaggio cominciato con un bus da 1 euro tutto mi è successo - perfino di dare di stomaco tutta la notte, dallo schifo delle cose che ho dovuto vedere - ma di commuovermi vedo che non passa, da 'sta cosa non scappo.






Questo fa di me un'idealista, un'ingenua, una Papera, una giornalista per niente cinica. Che ora passa a fare altro - le idee che avevo le ho condivise, stanno qui, sono vostre, chi doveva incontrarsi si é incontrato - per l'anno che viene e (incrociate le dita per me, per quelli a venire). Chi segue la mia bacheca personale ne ha già avuto notizia, con voi altri ci si troverà da qualche parte, più avanti. Chi é interessato a proseguire questo lavoro, solo ed in particolare con e per i ragazzini afgani di Roma - chieda l'amicizia a Afghanistan a Roma.

Take care folks
Ciao Puwia!