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domenica 7 settembre 2014

Noi, dei ragazzini qualunque



Salve a tutti.

Per chi non mi conoscesse, io sono uno dei ragazzi che ha collaborato con Carlotta per la realizzazione del suo libro “Come due stelle nel mare”. 

Questo pomeriggio mi trovo qui a scrivere in questo gruppo, o forse è meglio chiamarla piccola comunità, perché voglio raccontarvi cosa ha rappresentato per me “ La città di Asterix” (fatico a chiamare il libro con il suo titolo ufficiale, non mi sono mai abituato ).
La città di Asterix è cominciata quando frequentavo il secondo anno di scuola media, durante un Festival di letteratura al femminile, al quale prese parte anche Carlotta . La incontrai, insieme con alcuni miei compagni di classe e futuri compagni d’avventura, alla fine della manifestazione, mentre era intenta a parlare del suo progetto alla nostra professoressa d’italiano. Noi, forse per curiosità o forse per destino, ci interessammo subito alla conversazione fino a prenderne parte . 

-Perché non mi aiutate a scrivere questo libro?- ci chiese -visto che voglio indirizzarlo a dei giovani lettori, potreste leggere le bozze dei capitoli e dirmi ciò che secondo voi funziona e ciò che non va - .

Potete ben immaginare che per un ragazzino di 12-13 anni una proposta del genere, quando ancora i cellulari non erano la nostra vita, era quanto di più “fantasmagorico” si potesse mai immaginare .
-Mamma mamma! Lo sai che scriverò un libro ?!- fu la prima frase che dicemmo appena ritornati a casa .
Non ci credevamo. Noi, dei ragazzini qualunque senza nessuna esperienza o talento particolare al fianco di una giornalista professionista e scrittrice, a raccontare di quattro ragazzini saliti su un autobus arancione, inconsapevoli di aver appena cambiato il corso della loro vita. 

E passarono giorni, settimane, mesi mentre noi continuavamo senza sosta nella “correzione” delle bozze che Carlotta ci inviava.
“Ragazzi scrivete in italiano che altrimenti Carlotta non capisce” ci diceva sempre una nostra compagna che faceva da caposquadra . 

Poi, finalmente, il lavoro fu terminato. Tutte quelle parole, quelle pagine, non aspettavano altro che essere pubblicate e lette da ragazzi come noi, che purtroppo non conoscevano queste realtà ma che avrebbero potuto rimediare salendo anche loro, quella sera in cui il Tevere esondava, sul bus arancione.
Passò del tempo prima che il libro fosse pubblicato, ma alla fine “La città di Asterix” (anzi, “Come due stelle nel mare”) vide la luce. 

Mi ricordo ancora quando vidi, eravamo ancora alle scuole medie, da Roma, in streaming, la presentazione del libro, a cui non potemmo partecipare ma inviammo un video dove raccontavamo della nostra esperienza.
Fu un momento molto bello: per la prima volta in vita mia mi ero sentito parte di qualcosa, qualcosa di importante; che avrebbe aiutato tante persone a capire ed accettare un fenomeno ancora oggi molto frequente quale l’immigrazione ... 

Sono passati tanti anni da quel lontano 2009. Sono cresciuto e ho fatto le mie esperienze, ma quando alcuni giorni fa ho trovato questo disegno (che feci quando Carlotta venne per la seconda volta qui a Matera) ho avuto un flashback su quella meravigliosa esperienza, e ho pensato che sarebbe stato bello raccontarvela. Per chi ha letto il libro, credo sarà facile capire il significato di questi quattro scarabocchi (a tredici anni ero una schiappa in disegno). Per chi non l’ha letto, questa immagine racconta di una persona che ha cambiato la vita ad un ragazzino afghano, mettendogli una mano sulla spalla e aiutandolo ad affrontare le mille difficoltà di un immigrato nel nostro paese.


Giuseppe Don Vito, Matera, 7 settembre 2014